Enrico V ha debuttato nel 1992 al Teatro Ponchielli di Cremona: in scena, gli attori della Compagnia e le persone che hanno partecipato al laboratorio che viene tenuto ogni volta prima della rappresentazione nella città ospite.
“…quando ci soffia nelle orecchie la raffica della guerra
dovete imitare le azioni della tigre,
stringete i denti, dilatate le narici, trattenete il respiro
e portate all’apice ogni vostra energia,
giacché non c’è nessuno di voi,
per quanto modesto e umile,
che non abbia negli occhi un nobile lampo…”
“Così Enrico spinge i suoi pochi soldati a combattere contro il grande esercito francese, chiede loro l’impossibile. Le parole di incitamento al coraggio, alla rivolta, le parole di rabbia, di paura, di amore, prese dal testo di Shakespeare, si confondono con una storia raccontata con segni silenziosi, e queste parole poi si diradano lasciando il posto alle azioni, alle immagini, alla danza, alla musica.
Singole frasi del testo diventano intere scene, a volte vicine a volte lontane dal contesto della storia; e così la Francia diventa un mondo di giostra e carillon, la guerra una danza di persone che fuggono, che si uniscono in marcia, che si nascondono, che si cercano, che si scacciano; segni silenziosi che raccontano la storia di Enrico V ma anche la storia di tantissime altre guerre.
E alla fine l’urlo muto di Enrico in fondo alla lunga fila di morti racchiude la disperazione, il coraggio, la speranza dopo tutte le battaglie, le vittorie, le sconfitte”.
Pippo Delbono
“…Dite al nemico che noi siamo guerrieri da giorno ordinario,
che i nostri squillanti colori e le nostre armature si sono insozzate
per le faticose marce sotto la pioggia e il tempo ci ha logorato fino alla sciatteria.
Ma noi non fuggiremo.
Noi continueremo a marciare”.