Una pila, una sigaretta, un giocattolo da bambino, ciglia finte, una bottiglia di birra, una lettera, un microfono, bolle di sapone, vecchi blues, musica classica, rock, salsa, motivetti degli anni ’30.
Due storie parallele. Pensare di uccidere qualcuno che ami. Prendersi in giro. Imitare i Blues Brothers. Imitare Stanlio e Ollio. Passerelle da Music Hall. Giocare con il pubblico. Raccontare delle storie. Una persona può morire per un colpo di Stato in Argentina. In un altro continente un persona può morire di overdose.
“Quando abbiamo deciso di fare questo spettacolo insieme, volevamo parlare di Rimbaud e dei poeti maledetti e dei poeti rock e delle persone che sono vissute e morte come loro, della morte di un intero popolo, della violenza, dell’amore e della solitudine. Grandi temi. Invece ci siamo trovati a parlare delle piccole cose della vita, piccole paure, piccoli sogni, piccole storie di ogni giorno. E senza volerlo abbiamo parlato di noi…”.
Pippo Delbono